I tipi del Lago Maggiore. Terza puntata
La commessa pensosa
Canticchia alla cassa, leggermente annoiata.
La radio sta suonando una canzone-tormentone, alla quale lei si accoda volentieri.
Forse vorrebbe ballare, o almeno accennare qualche movenza. Ma lo sgabello-prigione è lì sotto di lei, pronto a tenerla legata per almeno sei ore.
Chissà, magari tra un?ora la mandano a sistemare lo scatolame in reparto.
Sposta con gesti troppo lenti le merci che i clienti posano sul nastro nero.
Bip, bip, bip.
La sua giornata è fatta di milioni di bip.
La inseguono anche in bagno, la sera, mentre si lava i denti.
Bip, bip, bip.
I suoi capelli biondi mostrano una evidente ricrescita bruna, trascurata. Allo stesso modo, sono trascurate le sue unghie, pennellate da ormai troppi giorni con uno smalto rosato opaco.
Poso il cartone del latte sul nastro e la commessa alza il viso e mi guarda.
Uno sguardo pensoso e lontano, fisso e interrogativo.
Le ricordo qualcuno?
Non lo saprò mai.
Pago, prendo il resto e me ne vado.
Lei rimane lì, sul suo sgabello prigione, muta nella sua immobilità, quadro vivente del non luogo, madonna metafisica del regno del commercio al dettaglio.
La musica easy listening continua a fluire, nel vuoto.